Peter Eisenman ebbe la fortuna di poter
lavorare agli inizi della sua luminosa carriera ad una serie di progetti
di case che potremmo dire sperimentali per clienti facoltosi ai quali interessava
un’abitazione più che funzionale particolare ed unica.
Questi progetti nascono sul finire degli
anni ’60 in cui c’è un fenomeno generale di ricerca di sovrapposizione
con altre attività più attinenti al mondo dell’arte e della
filosofia. Si teorizza un approccio tipico del fare architettura degli
anni ’70, codificato grazie ai New York Five, in cui questa diventa come
un testo, si parla di “linguaggi”, “ valori”,..., tutto ciò che
all’intorno diviene perciò pre-testo o meglio pretesto. In questo
momento è l’architettura americana a farla da padrone, ed Eisenman
ne è uno dei maggiori esponenti portando all’estremo questa tendenza
con la realizzazione di case invivibili alle quali è sempre affiancata
una teoria giustificatoria, quasi pubblicitario.
Purtroppo, nonostante i grandi sforzi compiuti, non riesce a far si che il progetto divenga realtà e a causa di questo e non solo, entra come tutti gli architetti americani in analisi. In questo periodo il risultato è un ragionamento su il movimento della trivellazione, dello scavare, di composizioni in parte emerse ed in parte sommerse. Siamo verso gli inizi degli anni ’80, nell’83 relizza l’Ultima casa, in cui i suoi progetti non sono fatti per essere realizzati, ma solo per diventare delle sculture. Nel 1983 avviene il cambiamento nell’architettura
e più in generale nella società, entra con prepotenza il
“contesto”. Nasce il movimento del post-moderno che rivolge un’attenzione
particolare alle maglie, alle strutture, alle configurazioni già
esistenti in cui quindi l’architettura non vuole più essere costantemente
esposta, all’avanguardia. Ci si muove verso i sistemi tradizionali del
fare architettura, spinti da un forte storicismo, riscoprendo timpani e
decorazioni che si allontanano da temi astratti.
Intorno alla fine degli anni ’80 Eisenman
inizia un periodo di ricerche che si potrebbe definire delle “associazioni
pertinenti o metaforiche” nel quale nascono delle forme analoghe a quelle
delle associazioni bouleane. Per un Centro di ricerca biologico
decide una strutturazione che si rifà alle regole del DNA; si interessa
poi all’in-between , al fare l’architettura fra le cose, come nelprogetto
per un Campus americano in cui decide per sua scelta di andare a realizzare
gli edifici fra quelli esistenti.
Nella progettazione della Scuola di Architettura usa tutte le tecniche, unisce forme curve e forme rettilinee e genera linee e tracce concettuali. Il progetto è tenuto insieme dalla galleria centrale che ha natura piranesiana, ricca di avvenimenti derivati dalle oscillazioni del metodo progettuale. Dopo tutto ciò c’è l’opera chiave, la Chiesa del 2000 per Roma, un edificio inteso come movimento paesaggistico pensato con la consapevolezza del sistema informatico. |